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al Codice di Diritto Canonico

 

a cura della Redazione di Quaderni di Diritto Ecclesiale

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

     «Che un giorno potremo fare a meno del voto. Il Sinodo è un discernimento, una preghiera, non stiamo dietro ai voti», è l’auspicio formulato dal Segretario del Sinodo dei Vescovi, il Card. M. Grech (in «L’Osservatore Romano», 26 aprile 2023, p. 6). A breve distanza di tempo, anche se non in connessione diretta, un chiaro segno di resistenza a questa negativa considerazione del voto è stata espressa dal card. F. Coccopalmerio, Voto, votazioni, maggioranze e minoranze: elementi interessanti della sinodalità ecclesiale, in «Periodica de re canonica» 113 (2024) 125-141.

     Pro e contra quindi? Ma perché tanta diffidenza verso le votazioni?

     Probabilmente la diffidenza è dovuta alla paura di scoprire che le scelte di un’assemblea ecclesiale sono umane, troppo umane, condizionate da maggioranze e minoranze; si vorrebbe che fosse immediatamente percepibile nelle scelte ecclesiali la loro natura e origine spirituale, soprannaturale, ispirata.

     In tutto ciò però si cela un’immagine di Chiesa ben lontana da quanto insegna il Concilio:

«la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino» (LG 8).

     La posta in gioco allora non è votazioni sì o votazioni no nella Chiesa, ma la loro collocazione sia in relazione alle modalità e ai tempi sia in relazione all’autorità gerarchica.

     Quanto al primo aspetto si deve riconoscere che una votazione non vale quale che sia, ma richiede un “ambiente”, un contesto: richiede un’assemblea adeguata, una preparazione attenta, una legislazione accurata sui requisiti dei candidati, delle mozioni, delle maggioranze.

     Quanto al secondo aspetto ogni votazione deve prevedere un confronto con l’autorità gerarchica il cui compito non corrisponde a quello notarile di certificazione dei numeri, ma continua a possedere-un carisma che intercetta le votazioni sia sul versante della loro ammissione sia sul versante della verifica.

     E in questo contesto che Quaderni dedicala parte monografica del fascicolo alle votazioni.

     Il primo contributo (Gjraudo) intende attirare l’attenzione sull’iter di approvazione di un documento da parte di un’assemblea ecclesiale. Gli estremi sono, da un lato, l’abbandono di un’assemblea alle proprie emozioni e, dall’altro, l’imprigionamento da parte dell’autorità gerarchica per l’approvazione di un documento preconfezionato dalla medesima. Entrambi sono itinera destinati all’insuccesso. Il contributo fa tesoro dell’esperienza dell’assemblea dell’ultimo Concilio ecumenico, che è stata un ottimo banco di prova delle sfide e delle dinamiche che si creano nell’approntare un documento che sia veramente frutto di un’assemblea guidata dall’autorità gerarchica.

     In un secondo intervento (Rava) si descrive la procedura di votazione di un’assemblea (nel caso un capitolo provinciale di un istituto religioso) per l’elezione dei superiori. Si descrivono i singoli passaggi richiesti dalla legge universale e particolare, si suggeriscono metodi e strumenti per giungere a una elezione che rispecchi realmente e soddisfacentemente la realtà dell’intero corpo elettore e dell’intera comunità che ha deputato quel corpo elettore a rappresentarla nella scelta dei superiori.

     Il terzo contributo (Montini) intende presentare un istituto equitativo in cui si articola l’elezione, ossia la postulazione. Si tratta della possibilità che l’ordinamento canonico offre agli elettori di scegliere un candidato che non corrisponda ai requisiti stabiliti dalla legge, ma che corrisponda alle attese della concreta realtà ecclesiale secondo la coscienza degli elettori. Si tratta di un esempio virtuoso della collaborazione tra l’assemblea e l’autorità gerarchica: la prima è autorizzata tramite votazione a scegliere il miglior candidato, l’autorità è incaricata di verificare la reale corrispondenza al bene della Chiesa hic et nunc della scelta proposta. -

     Conclude la parte monografica un intervento (Mombelli) che intende spezzare l’ideologica bipartizione tra consultivo e deliberativo che ha immobilizzato la collaborazione o cooperazione tra fedeli e autorità ecclesiastica nel postconcilio. In realtà l’ordinamento canonico conosce una pressoché infinita “scala” di gradi tra la mera consultazione e la pura collegialità. Anche solo l’elencazione dei gradini di questa “scala” dovrebbe muovere alla sperimentazione di forme diverse di cooperazione nell’esercizio dell’autorità gerarchica.

     La seconda parte del fascicolo si apre con la pubblicazione del contributo di Mosconi al corso di diritto penale applicato tenutosi nel 2022 a Frascati, riguardante i delitti nell’amministrazione dei beni. Viene infine pubblicata una risposta fornita tramite il servizio QDEonline, riguardante il precetto festivo (Mombelli).

     Al presente fascicolo è allegato l’Index verborum del rinnovato libro VI, a cura di Perlasca. Questo lavoro intende facilitare e arricchire lo studio del diritto penale, favorendone una sempre migliore conoscenza e recezione nella vita ecclesiale. Si ringrazia l’Editore per la disponibilità con la quale ha accolto la proposta di condividere questo lavoro.

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